Ho comprato la muta stagna, e...

Testo di  Lorenzo Bragagnolo  e  Luigi Bassi

Nella figura un modello di muta stagna
distribuito dalla OCEAN WAYS

Mi sono accorto, provandola sia a secco sia in acqua, che ci sono un sacco di miti e leggende da sfatare sull’utilizzo di questa particolare attrezzatura. Intanto devo dire che alla prima “vera” immersione ero un po’ teso, pur avendo fatto con l’aiuto di un istruttore tutta la teoria e gli esercizi in acqua previsti dal corso di specialità. La tensione è però sparita non appena scesi di qualche metro, al lago, ai primi di febbraio con temperatura dell’acqua a 5°, e il freddo patito con l’amata semistagna è diventato un lontano ricordo. Mi sento quindi esprimere quelle che sono le mie esperienze pratiche e di “sentito dire” fino a poco tempo fa. Alcuni di questi luoghi comuni sono un po’ esagerati, ma hanno in ogni caso una base reale.

“La muta stagna è difficile da usare e serve solo ai Tek Diver”
È falso, è vero invece che un corso ed un po’ d’esperienza rendono decisamente più consapevoli e coscienti dell’attrezzatura che si sta usando. Quando poi si fa un’immersione al caldo, dov’è il problema? Spesso succede che la muta stagna non sia della misura giusta, che non significa aderente o a “mongolfiera, ma larga quel tanto che basta ad indossare il sottomuta e ad infilare comodamente il colletto, di consentirci i movimenti. Se dovete comprare una muta stagna, chiedete al vostro istruttore di accompagnarvi, la sua esperienza vi sarà di aiuto sicuramente.

Nella figura un modello di sotto muta
distribuito dalla OCEAN WAYS

“Se ti metti a testa in giù fai una pallonata…”
Falso! Se avete il giusto assetto stando a testa in su, perché dovreste pallonare solo perché vi girate sottosopra se non variate di quota o non caricate aria? Con il corso imparerete a gestire questa situazione, quindi anche con la stagna potete guardare in tutti i buchi senza timori; occhio al profondimetro però!

“… Se uso la stagna devo usare le cavigliere di piombo…"
Se riempite il volume delle gambe di aria, credete che una piccola zavorra supplementare possa compensare la spinta verso l’alto? Regolate bene l’assetto prestando attenzione a quanta aria caricate nella muta e vedrete che le cavigliere servono solo a faticare di più mentre si pinneggia. Ricordatevi che l’aria nella muta serve a regolare la termicità, non l’assetto…

“Oltre alla muta devo anche cambiare le pinne…”
A volte è necessario a causa dello stivaletto in gomma più grande del calzare in neoprene, ma se la vostra muta è di buona qualità, lo stivaletto sarà morbido e aderente consentendovi di utilizzare le stesse pinne di prima. Un consiglio per evitare lo spiacevole “effetto ventosa” quando le togliete, può essere quello di praticare alcuni fori sul puntale dell’alloggiamento del piede così da permettere l’accesso all’acqua.

"Con la stagna devo usare una zavorra pesantissima…”
La pesata con la stagna dipende da cosa si indossa come sottomuta; se usate una tuta da sci avrete sicuramente bisogno di più zavorra, se indossate un "lupetto" di Thinsulate sicuramente ne userete di meno. Bisogna curare molto anche la disposizione della zavorra, magari utilizzando le giberne che scaricano il peso sulle spalle invece che sulla schiena. È comunque vero che la zavorra sarà maggiore che con un umida, ma non di molto.

"La stagna in neoprene è più calda di quella in tessuto".
Dipende dal sottomuta che utilizziamo e dal materiale con cui è costruita la stagna. È vero invece che avendo il neoprene un potere coibente superiore al tessuto, ha meno problemi di condensa dovuta all’evaporazione di vapore acqueo dal corpo. Di sicuro a parità di temperatura esterna, con la muta in neoprene il sottomuta potrà essere più leggero; il rovescio della medaglia è che in fase di trasporto il neoprene è sicuramente più pesante ed ingombrante del tessuto.