Il gigante Haven

Testo di Marco Caprotti


Scheda tecnica
Anno di costruzione: 1973
Classe: petroliera
1° Proprietario: multinazionale AMOCO
2° Proprietario: LOUCAS IOANNOU (1988)
Dislocamento: 110.000 tonnellate
Portata: 230.000 tonnellate
Lunghezza: 334 metri
Equipaggio: 35 uomini.


Danneggiata da un missile durante la guerra IRAN-IRAQ. In seguito riparata.
Affondata il 14 Aprile del 1991.

È sufficiente leggere le note tecniche della Haven per rivivere col pensiero la terribile vicenda che ha portato all'affondamento del gigante del mare. La nave trasportava nelle sue cisterne ben 144.000 tonnelate di greggio, nonostante avesse già scaricato parte del carico.
Ancora oggi non è ben chiaro cosa accadde quella terribile domenica del 14 Aprile 1991 al largo del golfo di Genova, di certo si sa che all'improvviso si innescò un incendio di proporzioni enormi che portò, dopo un'agonia di tre giorni, all'affondamento della stessa.
Milioni di italiani seguirono il susseguirsi dei fatti in televisione e sui quotidiani e furono testimoni impotenti di una tragedia che è entrata a far parte della storia contemporanea.

Le autorità marittime decisero di trainare l'imponente petroliera prima che affondasse. L'intenzione era di spostare la carcassa in fondali più accessibili, con lo scopo di agevolare il recupero del greggio e le opere di bonifica del mare circostante. Purtoppo però la prua della nave affondò in alto mare a centinaia di metri di profondità durante il trasferimento, mentre lo scafo, 250 metri di lunghezza per 50 metri di larghezza circa, si adagiò sul fondo a -80 metri di profondità nel punto previsto. Si riuscirono a contenere nuove fratture nelle cisterne e quindi a limitare la fuoriuscita del greggio, ma ciò nonostante andarono disperse decine di migliaia di tonnellate di petrolio.

Grazie all'opera delle autorità marittime e di migliaia di volontari, si è riuscito ad evitare il più grande disastro ecologico del mar Mediterraneo. In cinque mesi di lavoro furono bonificati più di 11 chilometri di costa e oltre 90.000 metri quadrati di spiaggia. Dove l'uomo e la tecnologia non sono riusciti a porre rimedio è subentrato il mare, che negli anni passati e futuri trasforma la carcassa ferrosa della petroliera in un affascinante palcoscenico per sommozzatori, popolato da una grande quantità di pesci e di vegetazione.
Oggi il tratto di mare che ospita l'Haven, latitudine 44°22'.3 N e longitudine 008°42'.1 E, è conosciuto dai subacquei come uno dei più importanti punti d'immersioni ed offre scenari difficilmente riscontrabili nel mediderraneo.
L'immersione sul relitto dell'Haven è stata riconosciuta e regolamentata dalle autorità marittime.

In braccio al gigante

Come già detto, il relitto dell'Haven è diventato uno dei punti più ambiti per i subacquei che si immergono nel mediterraneo. La grande dimensione del relitto, il blu intenso delle acque circostanti, i pesci e la vegetazione che hanno popolato negli anni lo scheletro del gigante, rendono l'immersione affascinante e misteriosa allo stesso tempo e dona emozioni di forte intensità.
Si scende seguendo una cima-guida.

A -30 metri sono visibili le sinistre sagome della grande ciminiera e dei cinque piani del castello di poppa. In volo con il pensiero ritrovi la vita nella plancia di comando, negli alloggi e nei locali cucina, ma poi ti accorgi che tutto è privo di colore e di finiture, tutto ciò che resta è quello che il fuoco e l'enorme calore non sono riusciti a cancellare; tutto ciò che è colore e vita è quello che ti offre il mare. Grossi gronghi, polpi, nudibranchi, anemoni gioiello e alcionari, in un contesto reso spettrale e misterioso dalla penombra degli ambienti e dal blu intenso delle acque circostanti. Tra i -30 e i -50 metri circa di profondità, si alternano le zone più affascinanti del relitto ed inoltre sono frequenti gli incontri con diversi pesci stanziali, con grandi branchi di pesce di passo, con crostacei e altro ancora.
I grandi oblò offrono l'opportunità ai subacquei di visitare il relitto senza correre grossi pericoli, con le dovute cautele naturalmente.
A -60 metri ha origine ciò che resta della grande ciminiera e dell'albero maestro, ridotti entrambi in dimensioni nel 1991 per evitare di ostacolare la navigazione di superficie. Poco lontano si intravede quello che resta della piscina, dove ancora si riescono a distinguere alcune piastrelline azzurre che la rivestivano.
A -65 metri una voragine di oltre 10 metri, in corrispondenza di una delle cisterne, testimonia una terribile esplosione che ha danneggiato irreparabilmente lo scafo. Oggi il mare ha ripopolato la zona dell'eplosione con distese di alcionarie bianche e con numerosi pesci. Lo scenario che si presenta, nella sua bellezza, vanifica il ricordo della terribile tragedia.
A -70 metri troviamo la sala macchine e per finire a -80 metri l'enorme elica.

L'immersione sul relitto dell'Haven non è da ritenersi alla portata di tutti. Le difficoltà che si incontrano sono quelle che accomunano tutti i relitti, come ad esempio la paura degli spazi chiusi, la paura per le altezze e la pericolosità intrinseca dei rottami, che in alcuni punti si presentano taglienti ed arruginiti. A questi si aggiunge l'alta profondità, la rigida temperatura dell'acqua e spesso la forte corrente e la sospensione che limita la visibilità.
Tuttavia è un'immersione che consiglio senza esitazione a tutti i subacquei di certificazione adeguata, ma soprattutto esperti e con un buon numero di immersioni nel proprio Log Book. Vi ricordo che il limite di profondità concesso per l'immersione è quello imposto dalla propria certificazione.
Considerate la possibilità di dover tornare sul relitto, in quanto è impossibile visitare l'intera petroliera in pochi minuti. Buona immersione a tutti.